Grandi libri per piccoli archeologi

Il ruolo delle donne nelle Civiltà dei Fiumi

Lo scorso 5 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale dell’Insegnante, sono stati resi pubblici, durante il convegno nazionale “Quale futuro senza la storia?”, i risultati di un sondaggio condotto raccogliendo le voci di 300 insegnanti di tutti i gradi di istruzione e di 100 studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Alla domanda su cosa serva insegnare e studiare la storia a scuola, sia i docenti che gli alunni hanno risposto concordemente che lo studio della storia è utile ad acquisire strumenti che servano a comprendere meglio il presente, ad evitare che gli errori del passato possano ripetersi e ad ampliare lo sguardo verso il futuro.

Permane tuttavia una discreta percentuale di studenti che giudica la storia inutile e assolutamente ininfluente ai fini della ricerca di un lavoro nella società contemporanea. Perché sprecare tempo a mandare a memoria date, nomi e concetti che appartengono a periodi remoti o lontani e che apparentemente non migliorano la condizione di vita presente?

L’indifferenza che assai spesso bambini e ragazzi provano nei confronti della narrazione storica è perlopiù motivata dalla sensazione di estraneità verso civiltà, epoche ed eventi considerati nella loro globalità e depauperati della loro dimensione umana oltre che quotidiana. Quello che manca è una dimensione soggettiva che porti il discente a soffermarsi più che sull’evento in sé, sul protagonista dei fatti storici studiati.

È necessario un generale ripensamento della didattica della storia e una revisione delle linee guida che orientano la progettazione dei manuali scolastici; nel frattempo si può provare a recuperare la pluralità delle storie che compongono la Storia affidandosi a strumenti narrativi altri, più inclini a soffermarsi sulla molteplicità di voci ed esperienze umane che ogni epoca storica racchiude.

La collana ‘Storie nella Storia’ è un progetto della casa editrice Settenove, in collaborazione con la Sis-Società italiana delle storiche, che nasce da un desiderio ben preciso: raccontare la storia secondo una prospettiva di genere, che dunque riconosca pare valore e dignità alle storie di uomini, donne e bambini. L’obiettivo non è solo quello di trasmettere conoscenze ma anche di suscitare riflessioni, stimolare uno sguardo critico e non passivo sugli eventi storici, formare competenze e dunque contribuire all’educazione.

Del progetto editoriale e del primo volume della collana, Preistoria. Altri sguardi, nuovi racconti, vi avevamo già parlato qui. Da poco è uscito il secondo libro dal titolo Le civiltà dei fiumi. Altri sguardi, nuovi racconti, testi di Francesca Minen e illustrazione di Caterina Di Paolo.

Questa volta l’attenzione è rivolta verso quelle civiltà, sviluppatesi sulle sponde dei fiumi in Mesopotamia, in Egitto, in Cina e nella Valle dell’Indo, che tradizionalmente segnano il passaggio dalla Preistoria alla Storia in quanto promotrici dell’uso della scrittura.

La scelta non è casuale e scaturisce dalla volontà ben precisa di rivendicare l’importanza di civiltà che non sono affatto primitive rispetto a quella greco-romana e che al contrario hanno fornito un apporto significativo alla storia umana.

Il ruolo di voce narrante e ideale accompagnatrice nel viaggio a ritroso nel tempo è questa volta affidato alla scrittrice di gialli Agatha Christie, donna arguta e animata da un grande spirito di avventura che al fianco del secondo marito, l’archeologo Max Mallowan, ebbe modo di lavorare in Siria e in Iraq e di collaborare alla riscoperta dei regni del Vicino Oriente antico.

A lei è affidato il compito di passare in rassegna ciascuna delle civiltà dei fiumi evidenziando il ruolo che le donne hanno avuto all’interno della società, senza tralasciare l’apporto che studiose e archeologhe, spesso meno note e commemorate rispetto ai colleghi maschi, hanno dato al loro studio.

Pochi sanno, ad esempio, che la nascita del primo Museo di Antichità della città di Baghdad in Iraq fu merito di Gertrude Bell, nipote di un ambasciatore inglese in Persia e appassionata archeologa, o che la decifrazione della lingua assiro-babilonese non sarebbe stata possibile se la studiosa Erica Reiner non avesse dedicato più di 40 anni della sua vita alla stesura del Chicago Assyrian Dictionary, un’opera monumentale di più di 20 volumi.

L’immagine della donna che dai vari capitoli del libro, uno per ciascuna delle quattro civiltà passate in rassegna, viene fuori è spiazzante, per certi versi incredibile, perché sovverte le certezze diffuse sul ruolo subalterno dei personaggi femminili nel mondo antico.

Una rilettura della storia antica meno discriminatoria e più attenta alle differenze o perlomeno ai risvolti minori delle epoche storiche sta facendo emergere un’immagine della donna nuova, perché investita di responsabilità e compiti di rilievo. Nel mondo sumerico, ad esempio, vi erano donne che oltre a saper leggere e scrivere, svolgevano l’attività di scriba professionista; la sacerdotessa Enḫeduanna può essere addirittura considerata la prima poetessa dell’umanità!

In Egitto le donne avevano diritto all’eredità, alla gestione del patrimonio commerciale e persino al divorzio e cosa ancora più incredibile quando una donna partoriva, i lavoratori dei villaggi di operai potevano chiedere alcuni giorni di congedo per rimanere a casa e dare supporto alla moglie.

E pensare che in Italia solo nel 2000 è stato introdotto il congedo parentale maschile, come se la nascita di un figlio dovesse ricadere solo ed esclusivamente sulla madre.

In Cina, oltre a condividere con gli uomini la cura della famiglia e lo svolgimento delle attività quotidiane, le donne potevano trovare impiego come musiciste, acrobate, esperte di scienze erboristiche come l’agopuntura o la magia sciamanica. Infine in India vi erano donne, appartenenti ai ceti più alti della società, che al termine dei propri studi potevano scegliere da sole chi sposare ed erano così rispettate che alcuni riti religiosi non potevano svolgersi senza la loro presenza.

Considerare la storia da un punto di vista di genere serve a comprendere come, per quel che riguarda la conquista dei diritti da parte delle donne, non si possa affatto parlare di percorso storico lineare e progressista; non sempre il passaggio da un’epoca ad un’altra ha implicato un miglioramento della condizione femminile, anzi in molti casi è coinciso con un peggioramento. Ci sono paesi del mondo dove il diritto all’istruzione, alla sessualità, alla libera scelta del proprio partner sono tutt’altro che assodati, e anche nel civilissimo Occidente le donne faticano ad essere riconosciute, sul posto di lavoro o a casa, al pari degli uomini.

Le discriminazioni si combattono con l’educazione, pertanto ben vengano libri come questo che hanno il merito di capovolgere la prospettiva tradizionale di insegnamento della storia e di instillare nella mente dei bambini il dubbio, il sospetto, la curiosità, il pensiero critico, l’apertura verso gli altri e le altre.

Per gli insegnanti e gli educatori che vogliano costruire dei percorsi e dei progetti scolastici trasversali che abbraccino più discipline, all’interno del libro vi sono dei qr code per scaricare dal sito della casa editrice schede di approfondimento e materiali didattici aggiuntivi.

Ogni capitolo è inoltre preceduto da una tavola cronologica utile a collocare nel tempo gli eventi, le consuetudini e i personaggi narrati.

Punto di forza di questo libro nello specifico e in generale di tutta la collana è anche la scelta dell’albo illustrato come strumento narrativo privilegiato per un racconto storico non stereotipato; in genere

nei manuali di storia il bambino è abituato alla fotografia più che al disegno, e ancor più di rado capita di imbattersi in illustrazioni dove vi siano più donne e bambini che uomini.

I disegni dalle tonalità pastello quasi evanescenti di Caterina di Paolo sono una delle cifre distintive della collana; la loro delicatezza ben si confà ad un racconto in cui protagoniste sono le donne, che però ben lungi dall’essere remissive e sottomesse si mostrano forti, consce dei propri diritti, amanti della cultura, lucide e determinate.

Non cadiamo tuttavia nell’errore di credere che un racconto storico del genere sia utile soltanto alle bambine per accrescere in loro la consapevolezza di quello che sono e che potrebbero diventare; narrare la storia in cui uomini e donne sono coprotagonisti serve a far capire a tutti, maschi e femmine, che le differenze laddove esistono non sono un limite ma una potenzialità e che invece no, non c’è distinzione alcuna tra il contributo che uomini e donne possono dare in egual misura a scrivere la storia del mondo in cui vivono.

 

Le Civiltà dei Fiumi

Altri sguardi, nuovi racconti

Book Cover: Le Civiltà dei Fiumi
Editions:Paperback: € 12,32
Pages: 56

Agatha Christie, scrittrice e archeologa per passione, accompagnerà bambine e bambini in un viaggio alle origini delle antiche civiltà Mesopotamica ed Egiziana, indiana e cinese. Scopriremo insieme come sono state decifrate le scritture più antiche e quali donne hanno lasciato il segno negli studi storici delle civiltà dei fiumi. I documenti antichi, scritti dagli uomini del passato e interpretati dagli uomini del presente, non contemplano le donne, i bambini e le bambine. Agatha Christie, con l’aiuto di archeologhe del passato, proverà a ricostruirne la vita quotidiana, il ruolo che ricoprivano nella società e nell’economia del loro tempo.

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Publisher: Settenove
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