In quanti modi si può insegnare la storia? Annamaria Zisa, autrice del guest post di questa settimana, è una maestra che insegna storia da più di trenta anni e ancora oggi cerca nuovi sistemi per coinvolgere i suoi bambini nello studio della storia. (Qui l’intervista che le abbiamo fatto qualche tempo fa). Quest’anno per affrontare la Preistoria ha fatto sperimentare alla sua classe la gamification: un insieme di pratiche esperienziali che portano i bambini a vivere in prima persona le circostanze, le difficoltà e i bisogni degli uomini del passato. Attraverso le dinamiche tipiche dei giochi di ruolo e dei video games, come la logica dei livelli, la crescita dei personaggi e lo sviluppo della scena, ogni bambino e ogni bambina ha interpretato un ruolo, con lo scopo preciso di riuscire a sopravvivere alla vita nella Preistoria.
Leggiamo insieme il racconto di questa esperienza.
Mi chiamo Annamaria Zisa, sono un’insegnante di scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Statale “G. Gonnelli” di Gambassi Terme (FI). Insegno storia da una vita e ho sempre cercato strategie didattiche per rendere accessibile una disciplina astratta con concetti complessi ai bambini della scuola elementare. Ho avuto in passato varie esperienze di archeologia in classe e sul campo, esperienze che mi hanno convinto sempre di più sull’utilità didattica di far vivere in prima persona ai bambini concetti e contenuti che io avrei potuto solo “raccontare”.
Quest’anno ho una terza di 17 alunni di cui due diversamente abili, e con la collega Daniela Giordano, anche lei con una classe di 17 alunni con uno diversamente abile, abbiamo deciso, insieme alle archeologhe dell’associazione M(u)ovimenti, di impiegare forme di gamification per spiegare il Paleolitico e il Neolitico. Durante il laboratorio, consistente in 10 ore di attività per ogni classe, i bambini hanno vissuto come uomini e donne della preistoria: in caverne quando hanno sperimentato il Paleolitico, all’interno di un villaggio quando hanno fatto esperienza del Neolitico. In entrambi i casi i bambini hanno potuto vivere in prima persona la preistoria dovendo affrontare di volta in volta imprevisti, situazioni e difficoltà che la vita nell’età della pietra poteva presentare.
Quindi i bambini hanno dovuto giostrarsi in ogni aspetto della vita quotidiana: dalla ricerca alla costruzione di ripari, dal procurarsi il cibo, prima con la caccia e la raccolta poi con l’agricoltura e l’allevamento, allo sperimentare prime forme d’arte e di artigianato, dalla vita comunitaria alle prime forme di struttura sociale. Dovendo poi interpretare dei personaggi con specifiche caratteristiche i bambini si sono trovati davanti a situazioni lontane dalla loro quotidianità e hanno dovuto prendere decisioni difficili e a volte impopolari, come il dover decidere quanto cibo distribuire alla propria gente, ma questo li ha messi nella condizione di comprendere le esigenze e i bisogni dell’uomo preistorico.
Mano mano che i bambini facevano esperienza di qualcosa di nuovo, ogni azione, ogni avvenimento, ogni traguardo, è stato trasformato in un elemento che è andato a comporre un cartellone, che solo al termine della sezione ha rivelato essere il riassunto dell’intera esperienza.
Come conclusione dell’attività ogni bambino ha dovuto realizzare una doppia carta di identità, una per ogni personaggio interpretato, in questa maniera hanno potuto confrontare le due realtà.
L’introduzione della ludicizzazione è stata sorprendentemente redditizia, non solo per le mie colleghe di sostegno, ma anche per me più esperiente nella didattica della storia. I due gruppi classe hanno saputo cogliere le differenze tra i due periodi storici ed hanno interiorizzato contenuti che solo in pochi avrebbero fatti loro. Ci è piaciuto molto documentare tutta l’esperienza con foto e video perché si è potuto osservare la soddisfazione e il piacere dei nostri alunni, ma anche di noi insegnanti, nello svolgere attività concretamente coinvolgenti.
Per domande o confronti mi potete contattare al mio indirizzo mail: annamariazisa@gmail.com
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