Guest post

Giocare con l’archeologia è una cosa seria!

Nel guest post di questa settimana si parla di scommesse, quelle che le “ragazze di Hera”, così si sono soprannominate, hanno riposto in loro stesse e nel desiderio di riuscire a comunicare il passato ad uno dei pubblici più difficili: i bambini!
Buona lettura!


Era l’estate del 2013, dopo la laurea specialistica in archeologia, la specializzazione, le estati trascorse nei magazzini assolati di una Gorthyna non particolarmente clemente con chi era a Creta principalmente per studiare cataste di cocci, noi, “le ragazze di Hera”, abbiamo preso la decisione che ci ha radicalmente cambiato la vita (almeno per il momento!).

“Tornate a casa allora? …. in Basilicata giusto?”.

Era questo quello che ci ripetevano gli amici e i conoscenti che con noi avevano condiviso un pezzetto di vita all’ombra delle due torri, tra le biciclette parcheggiate sotto i portici, le vetrine di Galleria Cavour e i locali del centro di Bologna. Ed è così che nell’ottobre del 2013 nasce la HERA soc. coop. a r. l., una mini cooperativa al femminile che prende il nome da Hera, regina dell’Olimpo ma soprattutto divinità venerata nel tempio più famoso della nostra Terra, il cosiddetto “Tempio delle Tavole Palatine”.
HERA “dimora” nel territorio un tempo occupato dalla gloriosa colonia magnogreca di Siris – Herakleia, nella odierna Policoro (Mt). Nonostante l’aria generalmente calda, il mare e il fascino dell’antico che si respira quasi ovunque (soprattutto in campagna tra ulivi, alberi di pesco e piantagioni di fragole), ci siamo da subito accorte che, nonostante il lavoro di molti professionisti, tanta, troppa gente ancora non aveva piena consapevolezza del valore storico del loro territorio. Poiché nel nostro percorso di studi ci hanno insegnato che essere un buon archeologo non vuol dire solo saper condurre uno scavo o saper fare un rilievo e che l’archeologia (e quindi il nostro lavoro!) non avrebbe senso se la conoscenza non viene raccontata, abbiamo scelto di non essere archeologhe a metà, considerando la valorizzazione e la fruizione prioritarie quanto tutto il resto. Abbiamo così deciso di concentrare le forze per dare anche noi un apporto a questa grande sfida!

Il punto di partenza poteva essere solo uno: i bambini, quei piccoli – grandi custodi del nostro futuro, giudici severi e spietati. Sarà stato per il dna familiare, che per entrambe si muove nell’ambito dell’insegnamento, fatto sta che abbiamo scelto di dare il nostro contributo portando (come già avevano fatto altri prima di noi) l’archeologia in aula, tra i banchi con il progetto A scuola con l’archeologia.
L’archeologia per natura dovrebbe incuriosire, ma iniziare un’avventura del genere con questa labile speranza non era sufficiente, né edificante, serviva qualcosa in più, qualcosa di diverso che appagasse il bisogno primario di un bambino di 8 anni: divertirsi!
Nulla è parso più appropriato che proporre il laboratorio Giochiamo come i greci e i romani! in cui i bimbi hanno sperimentato in prima persona alcuni tra i giochi più famosi del mondo antico e per fare ciò ci siamo avvalse di due aiutanti speciali: Olympia e Lucius, personaggi inventati loro coetanei che vivono ad Herakleia in età classica e in età imperiale. La sperimentazione, che nasce dalla nostra partecipazione ad Archeopolis, manifestazione svoltasi a Bologna nel 2011, ha funzionato al punto da realizzare un vero e proprio PARCHEOGIOCHI nella piazza centrale di Policoro in cui bambini, insegnanti e genitori si sono ritrovati per condividere un’esperienza insolita ed imparare qualcosa in più sul proprio passato.

PARCHEOGIOCHI – Ludus castellorum

L’archeologia, e la cultura in generale, deve saper parlare a tutti e talvolta deve ricorrere a linguaggi diversi, magari distanti da quelli canonici. È quello che è accaduto, sempre in quella piazza (che guarda caso si chiama Piazza Herakleia), lo scorso settembre quando, in occasione della quinta edizione di Balloon, il Festival del fumetto e della letteratura per ragazzi, Hera ha proposto il primo laboratorio di ARCHEOFUMETTO, raccontando la storia, il mito, i reperti dell’antica colonia lanciando un S.O.S. ad alcuni tra i fumettisti italiani più famosi che dalla prima edizione della manifestazione mettono a disposizione la propria arte.

Non bisogna però dimenticare che il luogo principe di memoria e conoscenza di un territorio resta il Museo e noi ne abbiamo uno bellissimo, il Museo Nazionale Archeologico della Siritide. La prima domanda che ci siamo poste è stata: com’è il rapporto tra i cittadini e il Museo e, soprattutto, tra i bambini e il Museo? Non proprio idilliaco perché è ancora molto forte la percezione del Museo come una specie di tempio da venerare, distante dal vissuto quotidiano. Il primo passo da compiere dal nostro punto di vista è stato proprio quello di provare ad abbattere questa concezione obsoleta dello spazio museale per farlo diventare un luogo in cui si può imparare divertendosi, senza per questo sentirsi di compiere quasi “un’empietà”. Per fare ciò abbiamo pensato ad una serie di attività laboratoriali e percorsi ludico – didattici, generalmente a tema, in cui si può imparare a conoscere storia e reperti sconfiggendo il nemico numero uno che si prospetta al cospetto di un bambino all’udire la parola museo: la noia. E allora che male c’è a conoscere storia e archeologia… giocando?!
Il laboratorio SYMPOSIAMO ha permesso ai bambini di “giocare al symposio”, provando in prima persona le modalità conviviali del mondo greco – senza bere vino naturalmente! – Nel percorso ludico – didattico CONOSCIAMO HERAKLEIA CON OLYMPIA i piccoli visitatori individuano una serie di elementi da riunire per consentire alla loro amica sbadata Olympia, che ogni tanto si perde nel tempo, di ritornare a casa. Ma nessuno ha mai pensato di conoscere la storia di Siris – Herakleia in Museo giocando ad AKINETINDA?
Beh noi sì! Niente paura, non è nulla di strano, solo l’antenato del nostro gioco “delle belle statuine”: vi assicuriamo che il risultato è davvero esilarante!

AKINETINDA – Gioco delle belle statuine

In questo gigantesco puzzle di esperienze singolari, che in prima istanza possono risultare bizzarre, ma che in realtà sono calibrate e scientificamente strutturate sulla base dei maggiori punti di interesse evidenziati dal feedback dei nostri piccoli utenti, si inserisce l’evento principe della sperimentazione.
Un po’ di tempo fa proprio su questo blog leggemmo il post Stanotte dormiamo al museo!, evento svoltosi presso il Museo Archeologico Fondazione “De Palo – Ungaro” di Bitonto (Ba): nulla di più calzante con il nostro “spirito avanguardista”! Abbiamo pensato: perché non proporlo anche noi? In verità è stato un po’ come un salto nel buio perché non eravamo per nulla certe che l’idea (molto particolare, ammettiamolo pure!) sarebbe piaciuta invece ci sbagliavamo! Fu così che il 1 ottobre 2016 anche nel Museo della Siritide si è compiuta questa piccola rivoluzione: circa venti ragazzini hanno dormito (si fa per dire!) nel Museo, tra vetrine e reperti nelle sale che sono diventate multicolore tra i piumoni, i sacchi a pelo e i cuscini. Lanterne magiche per la visita al buio, caccia al tesoro, colazioni principesche e tanto entusiasmo!

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELLA SIRITIDE – Questa notte si dorme al Museo!

È stata un’esperienza meravigliosa che, grazie alla collaborazione della Cooperativa Hera con realtà associative locali, Museo, Soprintendenza, Polo Museale di Basilicata e Comune di Policoro, ha segnato un piccolo passo in avanti verso nuove forme di fruizione insolite ma efficaci, come piace a noi.
Certo, la strada da percorrere è ancora lunga e richiederà tanto lavoro, sacrificio e una dura lotta contro gli stereotipi e i tradizionalismi, ma siamo convinte che non bisogna aver paura di osare perché molto spesso da cose che sembrano lontanissime tra loro può nascere un’idea che funziona. Le “ragazze di Hera” stanno proseguendo su questa scia nella speranza che, dopo aver faticosamente superato la fase “Avete mai trovato un dinosauro?” (domanda irritante seconda solo a “allora fai il lavoro di Indiana Jones?”), riusciranno ad eludere anche il leitmotiv “quando andiamo a vedere gli scheletri?” che ad oggi vanta ancora la pole position tra le cose da vedere in un museo archeologico per un bimbo di 8 anni (ma noi siamo fiduciose!).

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