I post del lunedìRitratti

Raissa Calza, la ballerina che sognava le statue degli imperatori romani

Ci sono persone le cui vite sembrano racconti di fantasia. Non storielle della buona notte, ma veri e propri romanzi, con tanto di guerre, amori, incontri decisivi, battute d’arresto, abbandoni, rivoluzioni e impensate conclusioni. Questa è la storia di Raissa Calza, una ricca e facoltosa donna russa cresciuta e vissuta nel mondo del teatro e dei circoli intellettuali europei e morta a Roma da italiana e archeologa!

(Fonte: @russinitalia.it)

Quello di Raissa forse non è un nome particolarmente famoso, non ha scoperto nessuna Stele di Rosetta né ha varcato la soglia della tomba di qualche faraone, eppure il suo lavoro ha dato un grande contributo all’archeologia italiana, tanto da valerle, nel 1967, il Diploma di Benemerita della cultura italiana. Stimata e apprezzata da illustri colleghi, quali Ranuccio Bianchi Bandinelli, Sabatino Moscati e Giovanni Becatti, Raissa aveva una certa predilezione per l’iconografia e la ritrattistica, tanto che spesso veniva interpellata da importanti istituzioni e collezionisti per perizie e consulenze. Contribuì, infatti, con i suoi scritti alla prestigiosa Enciclopedia dell’Arte Antica, Classica e Orientale diretta da Bianchi Bandinelli, fu la prima collaboratrice scientifica della Fototeca Unione presso l’American Academy, membro dell’Istituto Germanico di Roma e socia corrispondente della Pontifica Accademia Romana di Archeologia.

Consegna della medaglia d’oro al Quirinale. Si riconoscono: Giovanni Becatti, quarto da sinistra, la Signora Becatti, Maria Bianchi Bandinelli, Raissa e Ranuccio Bianchi Bandinelli.

Di lei Andrea Carandini (altro nome di cui magari parleremo un’altra volta) ha detto che era dotata di un’incredibile abilità nel saper ritrovare i pezzi mancanti delle statue, come se avesse un rapporto speciale con gli oggetti antichi.

in quegli obitori che sono i magazzini ostiensi si scongelava braccia, gote e capigliature e le riconnetteva ai corpi dei legittimi proprietari, ridando loro un’ultima estetica vita (A. Carandini, “Raissa e le stature”, in D. Fagioli, “Ricordando Raissa“).

 

In tutto questo, dove sta il “romanzo”? Questa è la storia di una normale signora molto brava nel suo lavoro. Punto.
In realtà quella appena descritta è solo l’ultima parte della sua vita, è il come ci è arrivata ad avere un sapore romanzesco.
Raissa Gurevič nasce a Odessa il 28 dicembre del 1894, i suoi genitori sono ricchi proprietari terrieri e lei è la piccola di casa, ultima di cinque fratelli. Sebbene non sia una nobile riceve ugualmente un’educazione degna del suo rango, studiando lingue straniere, viaggiando e frequentando teatri e concerti. È il padre che la spinge a entrare nel mondo del teatro come ballerina, anche se Raissa mostrerà grande interesse per lo Storia fin da giovanissima, grazie anche alle lezioni ricevute dal filosofo Georgij Plechanov.

Raissa studia danza a Mosca, dove frequenta il vivo ambiente artistico e conosce il suo primo marito Georgij Krol’. Sono gli anni ’10 del Novecento in una Mosca che presto cambierà i suoi colori per sempre. Raissa muove i suoi primi passi come ballerina professionista in un mondo al limite: mentre si esibisce per lo zar in teatri dal lusso irreale e sospeso dal tempo, si sentono dalle finestre continui spari e le ormai incontenibili grida di rivolta.

Raissa in abiti di scena.

La Rivoluzione d’Ottobre segna profondamente la condizione economica della famiglia Gurevič che, come è facile aspettarsi, vede l’esproprio della maggior parte delle sue proprietà. Raissa e il marito si spostano molto in questi anni, facendo tuttavia dell’Italia la loro nuova casa, il luogo dove tornare nonostante il tanto girovagare. D’altra parte sono una coppia di artisti e nei salotti e teatri del Bel Paese trovano anime affini alle loro, compresa quella di un certo Giorgio de Chirico.
Nel 1925 viene messa in scena al Teatro Odescalchi di Roma, in uno dei “giovedì d’arte” del Teatro d’Arte creati da Luigi Pirandello, La morte di Niobe di cui Georgij Krol’ è regista e coreografo, Giorgio de Chirico scenografo e ideatore dei costumi di scena e Raissa protagonista dell’opera.

Bozzetti per i costumi di scena (Fonte: @news – art.it).

Gli interessi in comune, la passione per l’arte e la ricerca continua di nuovi linguaggi e espressioni artistiche avvicinarono molto Giorgio e Raissa, tanto da mutare rapidamente la piacevole sensazione della condivisione di idee, in un sentimento d’amore.

Ritratti di Raissa fatti da Giorgio de Chirico (Fonte: @russinitalia.it):

Non passa molto infatti perché i due si sposino e si trasferiscano a Parigi, per trascorrere un periodo florido e ricco di successi durante il quale si stimolano e supportano a vicenda.

Ex libris di Raissa Calza realizzato da Giorgio de Chirico (Fonte: @LibriAperti).

 

Alcuni lavori di de Chirico durante gli anni di matrimonio con Raissa.

Ma come arriva Raissa a diventare un’esperta di statuaria romana e a sapersi districare tra gli infiniti magazzini di Ostia? La Raissa ballerina e la Raissa archeologa sembrano avere solo il nome in comune…
La verità è che la Calza ha sempre avuto un forte interesse per la storia, interesse che si è rafforzato durante i suoi numerosi soggiorni in Italia, paese di cui lei era fortemente affascinata. Durante gli anni trascorsi a Parigi con de Chirico mette da parte il mondo dell’arte e della danza per dedicarsi all’archeologia; proprio così, si iscrive alla Sorbona e studia la materia sotto la guida di Charles Picard (archeologo francese che, tra le cose, è stato direttore dell’École française di Atene), senza però arrivare mai alla laurea.

Contro ogni previsione il grande amore con de Chirico dura sola pochi anni, divorziano nel 1931 quando il pittore si innamora e poi sposa Isabella Far. La separazione non è facile, tanto che de Chirico inizialmente si rifiuta di pagarle gli alimenti, per poi concederle una piccola somma che si ridurrà sempre più negli anni. (Non solo, la figura di Raissa viene praticamente cancellata, nel 1945 quando de Chirico pubblica Memorie di una vita, della donna non vi è alcuna traccia).

Dopo il divorzio con il pittore, Raissa torna a Roma dove si dedica completamente all’archeologia, lavorando presso scavi archeologici, impartendo lezioni e ottenendo un “incarico a titolo provvisorio” presso la Soprintendenza di Ostia.


Purtroppo però le leggi razziali le impongo di lasciare il lavoro, la famiglia d’origine di Raissa infatti è ebrea e nonostante si converta nel 1938, non è immune dalle persecuzioni razziali. Tuttavia Raissa non abbandona completamente il suo ruolo e continua a lavorare come collaboratrice giornaliera agli scavi di Ostia antica sotto la direzione del Sovrintendente Guido Calza. Raissa cura numerosi cataloghi, guide archeologiche e grazie alla sua grande conoscenza delle lingue si occupa anche delle visite guidate ai gruppi di visitatori presso Ostia.

Raissa e Guido a Ostia. Nel 1946 Raissa sposa Guido Calza che diventa così il suo terzo marito, ma che morirà poco dopo le nozze.

Nel secondo dopoguerra arrivano per Raissa successi e riconoscimenti in ambito accademico, il suo giudizio è richiesto e tenuto di gran conto, ma la sua vita privata continua a essere inquieta, segnata ancora dalle perpetue tensioni con de Chirico.
Raissa Calza muore il 24 gennaio 1979 nella casa di riposo delle Suore della Carità a Roma.

Una vita pazzesca quella di Raissa, che ha visto cambiare la rotta del suo destino innumerevoli volte, arrivando a traguardi impensati.
Ma quale è oggi il retaggio, l’eredità di Raissa Calza?
Beh, ma i suoi libri!

Volumi del Fondo Raissa Calza (Fonte: @LibriAperti).

Non i testi che lei ha scritto, almeno non solo, ma i libri che l’hanno accompagnata durante la sua vita, negli anni di formazione e della sua carriera, perché la biblioteca personale dice parecchio del suo proprietario, forse molto di più di una fotografia.
La Biblioteca Umanistica dell’Università degli Studi di Siena conserva il fondo bibliografico e archivistico di Raissa Calza, un patrimonio pubblico  accessibile a tutti. Chiunque ha la possibilità di sfogliare quelle pagine e condividere così con Raissa un frammento della sua incredibile vita.

Le immagini, salvo quelle in cui è indicata la fonte, e il testo di Carandini provengono da “Per Raissa”, Mostra Bibliografica e Documentaria, 26 – 13 dicembre 2009, Siena.

Comment here