Grandi libri per piccoli archeologi

Antigone

Nella rubrica dedicata ai consigli di lettura oggi ospitiamo una recensione di Cristiana Pezzetta.

Cristiana vive e lavora a Roma. Per molti anni ha scavato storie nella Storia, lavorando come archeologa da campo in Siria, in un sito meraviglioso, Tell Mardikh-Ebla. Da sempre onnivora divoratrice di libri, ha poi cominciato ad amare la letteratura per l’infanzia, scrivendo storie per bambini e adolescenti. Collabora con Bookavenue, nella sezione Piccoli Lettori Crescono, offrendo consigli di lettura per giovani lettori. Nel 2009 ha fondato con l’illustratrice Gioia Marchegiani l’associazione culturale Semidicarta, che realizza in scuole, biblioteche e libreria, laboratori di archeologia, pittura, disegno e promozione alla lettura.

Antigone, di Sofocle, adattamento di Gita Wolf, Sirish Rao, illustrazioni di Indrapramit Roy, Lapis Edizioni

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Ci sono storie che sono immortali, nonostante ci separino da loro diversi millenni e il contesto nel quale si svolgono sia molto lontano dal mondo post-moderno in cui ci troviamo a vivere ora.

È così per i miti e le narrazioni epiche del mondo antico, che continuano a conservare per noi, non solo il fascino di storie passate nelle quali riconosciamo il ganglio delle nostre radici, ma dalle quali siamo costantemente interrogati sul senso del nostro divenire, proprio come avveniva per gli ascoltatori delle tragedie greche e dei miti narrati da aedi specialisti in contesti festivi religiosi.

Perché i miti e le narrazioni epiche avevano un ruolo fondamentale nel mondo antico: fondavano e rifondavano, ogni volta che venivano narrati, l’ordine cosmico e civile che aveva trovato struttura e senso proprio in quel tempo e luogo mitici, quando il vivere in comunità si era strutturato la prima volta in quel modo.

Ed è in fondo per questo stesso valore che oggi vengono riproposti adattamenti e riscritture di miti ed epopee del mondo antico, per bambini e ragazzi, con il desiderio di offrire ai giovani lettori ancora e sempre la possibilità di riflettere sui contenuti etici che davano senso allora come ora al nostro stare insieme.

La riscrittura di Antigone, ad opera di Gita Wolf e Sirish Rao, illustrata meravigliosamente da Indrapramit Roy e pubblicata da Lapis Edizioni, rappresenta a questo proposito un esempio magistralmente riuscito.

Antigone, opera tragica scritta da Sofocle e rappresentata per la prima volta ad Atene nel 442 a.C., in occasione delle Grandi Dionisie, mette in scena la lacerazione tra l’adempimento di leggi non scritte, ma che obbediscono al senso del rispetto per l’umano, e l’osservanza di quelle dello Stato, che rigide si applicano senza alcuna riflessione.

Protagonista della storia mitica è Antigone, figlia di Edipo e Giocasta, e sorella di Ismene, Eteocle e Polinice. I protagonisti delle narrazioni epiche hanno sempre nelle radici della genealogia il fondamento della loro alterità rispetto al consueto della vita dello spettatore. Chi andava a teatro sapeva di contemplare le vicende di personaggi che si ponevano per la loro storia, prima, oltre, fuori, della dimensione del tempo e dello spazio storicamente in essere.

I quattro figli infatti di Edipo e Giocasta non sono figli di re e regina ordinari: Edipo e Giocasta sono rispettivamente figlio e madre, e i loro figli sono l’esito di questo incesto, che i protagonisti non hanno scelto ma nel quale sono incorsi nel tentativo di sfuggire in ogni modo alla profezia dell’Oracolo di Delfi.

Il destino di Antigone è in qualche modo scritto nel suo DNA, eppure le azioni che mette in campo, servono a ristabilire un equilibrio di bene sulla follia della cieca vendetta.

Nell’albo illustrato pubblicato da Lapis la voce narrante è quella di Tiresia, il cieco indovino, al servizio di corte. Tiresia vede in anticipo ciò che accadrà alla corte di Edipo, eppure non può fare nulla per deviare il corso del destino.

Quando Edipo muore, i suoi figli Eteocle e Polinice, diventano entrambi re e si accordano per regnare un anno ciascuno.
Non si tratta quindi di una coreggenza ma di una regalità a intermittenza, che rivela fin dall’inizio la sua prevedibile insensatezza.

Eteocle infatti al momento di dover lasciare il posto al fratello, si rifiuta, alimentando nell’altro il desiderio di rivalsa che genererà la guerra. Giunti all’atto finale, dopo che tutto è stato distrutto, i due fratelli si daranno la morte in combattimento.

Intanto al trono è salito il fratello di Giocasta, Creonte, cui spetta il compito di ristabilire un ordine gravemente compromesso.

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Ed è qui che entra in scena Antigone, la quale, straziata dal dolore per la morte dei fratelli e avendo saputo che il re non intende dare degna sepoltura a Polinice, considerato un traditore, decide di contravvenire l’ordine del re e provvedere lei stessa alla sepoltura del fratello, abbandonato fuori delle mura.

Antigone cerca nella sorella Ismene un aiuto, ma invano. Il destino che deve compiersi sarà tutto nelle sue mani. La pena cui Antigone va incontro è la morte, questa è la legge di Creonte. Ma di più vale per l’eroina l’amore è il rispetto nei confronti del fratello morto.

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Antigone si reca fuori delle mura e in silenzio di notte copre di terra il corpo del fratello, celebrando i riti funebri. La città intanto è scossa dalla decisione di Creonte, è giusto davvero lasciare insepolto un figlio di Tebe? Per questo Creonte chiede agli anziani di rendere chiaro ai cittadini chi deve essere considerato nemico della patria, e che questo è Polinice il quale ha portato guerra alla sua stessa città.

Polinice intanto viene di nuovo disseppellito dalle guardie mandate dal re a scoprire chi mai si è potuto macchiare di tale colpa.

Antigone ancora una volta esegue i rituali funebri e dà nuova sepoltura al fratello. Ma questo volta viene scoperta. E condotta davanti al re rivendica con coraggio e fermezza il senso dei suoi gesti, perché dice non c’è vergogna nel rendere onore funebre al fratello morto, consapevole di aver sovvertito, lei donna, l’ordine di un re.

Il dovere di Antigone doveva essere quello di sostenere le leggi della sua città non di sfidarle. Ma in lei vigono altri imperativi che la chiamano alla pietà e al dolore più che alla cieca osservanza di una legge.

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E tutto prende un ritmo incalzante in un crescendo di morte che lascerà Creonte solo, privato del figlio Eumone, suicida alla notizia del suicidio di Antigone, e privato anche della regina anch’essa suicida alla morte di Eumone. Invano erano risuonate le parole di Tiresia che aveva previsto il destino oscuro che si addensava sul regno di Tebe. Creonte era arrivato troppo tardi a ravvedersi quando oramai il destino si era compiuto punendolo per la sua arroganza e per non avere saputo far valere il legame di sangue e il rispetto dell’essere umano sulle leggi vendicative e ingiuste, creare da un uomo.

Queste le parole che chiudono il ricordo di Tiresia in questa meravigliosa riscrittura della tragedia sofoclea:

Preso dalla mia personale paura, avevo assistito allo sviluppo del dramma, pregando che Antigone non pagasse un prezzo troppo alto per le sue idee. Ora che il mio racconto si è compiuto e il dolore si è attenuato, gli eventi si ripresentano davanti ai miei occhi. Ripenso ancora una volta al suo destino, e comincio a farmi domande. Forse la morte di Antigone non era stata del tutto inutile. Abbracciando con tanta forza le sue idee, non aveva forse messo in dubbio poteri tanto più grandi di lei? E quando era andata senza paura incontro alla morte, aveva accolto volontariamente le conseguenze delle sue azioni. Non è questo un trionfo della libertà? Sono pensieri che lascio a chi ascolta la mia storia.

Un libro necessario sempre, che propone a piccoli e grandi una riflessione profonda sulla necessità di cercare strade personali per essere cittadini del mondo, maturando il coraggio a volte di andare anche contro una legge che potrebbe essere ingiusta e ledere la dignità dell’essere umano.

Ad accompagnare i dialoghi dei protagonisti le suggestive illustrazioni di Indrapramit Roy, che realizzate usando i colori del nero, rosso e crema, si ispirano alle pitture vascolari a fondo rosso e nero, nelle quali venivano messe in scena parti dei cicli epici classici del mondo greco. Di grande impatto evocativo anche il richiamo ai fondali scenici del teatro che incorniciano le azioni dei protagonisti, restituendo il senso e la funzione del teatro nel mondo greco.

Il libro si avvale inoltre di un processo di stampa molto pregiato, realizzata a mano: ogni pagina è impressa su una speciale carta artigianale, nella quale è possibile sentire e vedere la filigrana della tessitura.

Un libro che davvero non può mancare per i nostri giovani esploratori!

 

Antigone

Book Cover: Antigone
Editions:Hardcover: € 18,00
ISBN: 978-8878740471
Pages: 30

Ci sono leggi superiori a quelle degli uomini. L'Antigone di Sofocle è la storia dell'eterna lotta tra le leggi della società e le leggi dell'individuo, tra le ragioni del cuore e quelle della mente. Ma è soprattutto la storia di una donna forte e coraggiosa che afferma il suo amore anche a costo della propria vita. La tragedia di Sofocle è qui riletta e adattata a un pubblico giovane, e conserva la forza e la potenza delle immagini della tragedia greca del V secolo, ponendosi come un dramma attuale, moderno, conservando la poesia e il fascino di una cultura lontana. Età di lettura: da 10 anni.

Published:
Publisher: Edizioni Lapis
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