I post del lunedìIl giramondo

5 storie da raccontare ai bambini a Cipro

Al ritorno da un viaggio in famiglia, non è raro che i bambini abbiano ricordi confusi dei luoghi appena visitati. Tanto per gli adulti quanto per i bambini, di solito il ricordo è associato a un’esperienza unica, a un dettaglio che suscita curiosità, ad un’attività svolta sul posto, a un momento speciale vissuto in compagnia. Oppure a una storia che cattura l’immaginazione e che ci legherà indissolubilmente al luogo che si sta visitando.

In Italia moltissimi siti archeologici e musei offrono una gran varietà di attività per bambini (, date pure un’occhiata sui nostri canali social, promuoviamo una piccola selezione di queste attività ogni settimana). Organizzandosi con un po’ di anticipo, non è difficile regalare ai più piccoli un’esperienza da ricordare. Nel caso di viaggi all’estero però la lingua può costituire una barriera invalicabile, sia per i genitori che per i bambini. Frammenti di oggetti e resti di edifici ma anche i monumenti più conosciuti non parlano da soli. I nomi stranieri non sono facili da memorizzare. Le guide turistiche riportano poche informazioni, spesso generiche. Eventuali attività didattiche sono svolte nella lingua locale. Ecco che il coinvolgimento dei i bambini in una visita a un’area archeologica all’estero ricade principalmente sui genitori. La cosa più semplice da fare in questi casi è raccontare loro una storia sul luogo che si sta visitando. Occorre prepararsi un po’, ma qui ci pensiamo noi a darvi qualche suggerimento, come avevamo già fatto qualche tempo fa in questo post su Atene.

In questo post, ci spostiamo su un’assolata isola mediterranea, Cipro. Partiamo subito!

1. Petra tou Romiou, il luogo di nascita di Afrodite

Cipro è l’isola di Afrodite. Luoghi di culto in diversi siti archeologici, statue, statuette e scene su vasi nei musei ma anche specifiche piante e conchiglie sono associati alla dea dell’amore. Omero ed Esiodo scrivono che Afrodite è nata a Cipro e uno dei luoghi più visitati dell’isola è proprio Petra tou Romiou (l’accento va sulla u), ritenuto il luogo di nascita della dea. Situato a soli 20 km dall’aeroporto di Pafos, questo promontorio arricchito da faraglioni scenograficamente posti su acque con sfumature dal blu al verde è di rara bellezza naturalistica e merita senza dubbio una visita. Per sfuggire alle alte temperature e ai turisti, d’estate meglio recarsi sul posto al tramonto.

Camminando sulla riva sassosa, potete immaginare Afrodite nascere dalla spuma del mare, al di là delle rocce. Nella Teogonia, il poeta greco Esiodo racconta la nascita degli dèi dell’Olimpo e, a proposito di Afrodite, narra che la dea ebbe origine dai genitali di Urano, il Cielo. Gea, la Terra, chiese al figlio Cronos di recidere i genitali di suo padre Urano che impediva a lui e a suoi fratelli di venire alla luce. Aiutato da Gea, Cronos eseguì l’ordine, recise i genitali del padre e li scagliò in mare. Dalle onde emerse Afrodite che Zefiro, uno dei venti, spinse sulla riva su una conchiglia di madreperla, così come rappresentato da Sandro Botticelli nel suo famosissimo quadro “Nascita di Venere”.

Altri luoghi dell’isola di Cipro come Kouklia e la penisola di Akamas sono legati a episodi del mito con protagonista Afrodite. Se volete seguire le sue tracce, vi consigliamo di seguire questo itinerario tematico realizzato (e tradotto in italiano) dall’ente del turismo cipriota.

Petra tou Romiou (Anna Anichkova – Wikimedia Commons)

2. Il mosaico di Piramo e Tisbe a Pafos

Tra siti UNESCO, un nuovo museo e il castello medievale a Pafos c’è solo l’imbarazzo della scelta. Senza nulla togliere agli altri siti (anzi, i bambini impazziranno per le Tombe dei Re), in questo post vi consigliamo di visitare i mosaici romani del Pafos Archaeological Park, che per dimensioni, qualità di esecuzione e per le storie che raccontano sono una tappa da non mancare in un viaggio a Cipro.

I mosaici fanno parte di alcune case di alto rango della città romana di Pafos, che prendono il loro nome proprio dai mosaici che sono stati ritrovati al loro interno: ad esempio abbiamo la casa di Teseo, la casa di Aion e la casa di Orfeo. Il mosaico su cui ci concentriamo in questo post si trova nella casa di Dioniso e raffigura Piramo e Tisbe (potete leggere i loro nomi sopra le due figure nella foto qui sotto). Chi sono? Qual è la loro storia? La versione del mito più conosciuta è quella narrata dal poeta romano Ovidio nelle sue Metamorfosi, ambientata a Babilonia. Piramo e Tisbe sono due giovani innamorati, il cui amore è contrastato dalle rispettive famiglie. Per questo motivo decidono di fuggire, dandosi appuntamento vicino a un gelso. Tisbe arriva per prima ma, una volta sul posto, incontra una leonessa che cerca di azzannarla. Tisbe riesce a fuggire ma la leonessa le ha strappato di dosso un velo, che si è macchiato con il sangue della belva. Piramo raggiunge il gelso e vedendo la leonessa con il velo sporco di sangue, si dispera e credendo Tisbe morta, si getta su una spada e si uccide. Tisbe lo raggiunge poco prima che lui spiri e anche lei decide di uccidersi gettandosi sulla stessa spada. La storia di questo tragico amore vi ricorda qualcosa? Ebbene sì, Shakespeare prese ispirazione da Ovidio per il suo Romeo e Giulietta! Se osservate il mosaico potete notare come la belva assomigli più a una pantera che a una leonessa. Probabilmente il mosaicista che realizzò la composizione non conosceva il testo di Ovidio ma un’altra versione del mito.

Il mosaico di Tisbe e Piramos a Pafos (Wikimedia Commons)

3. Venezia a Cipro: ponti e regine

Dopo le prime due tappe in riva al mare e sotto il solleone cipriota, sembra una buona idea approfittare della presenza dei monti Troodos (che raggiungono 1952m con il monte Olimpo) per rinfrescarsi un po’. Arrivando in macchina presso il villaggio di Agios Nikolaos, avrete l’opportunità di immergervi nella natura raggiungendo a poca distanza dalla strada il ponte veneziano di Kelefos e riposarvi sulle sponde del piccolo fiume Diarizos. In pietra a una sola arcata, quello di Kelefos è il ponte veneziano meglio conservato dell’isola, ma non certo l’unico. Sui Troodos ce ne sono davvero molti, in quanto venivano utilizzati per portare sulla costa il rame estratto dalle miniere. Per chi volesse cimentarsi in un’escursione, il sentiero dei ponti veneziani inizia proprio dal ponte di Kelefos dispiegandosi per 10km.

I veneziani controllarono Cipro per meno di un secolo ma la loro impronta sull’isola è ancora oggi visibile tra ponti, fortificazioni e il vocabolario (molte parole del dialetto cipriota derivano dal veneto). La sosta al ponte di Kelefos può essere l’occasione per ricordare come i veneziani acquisirono l’isola a fine Quattrocento, raccontando la storia di Caterina Cornaro, ultima regina di Cipro.

Caterina era una nobile veneziana (la sua famiglia diede quattro dogi alla città veneta) che, all’età di quattordici anni, venne data in sposa a Giacomo II Lusignano, la famiglia nobile francese che governava Cipro da duecento anni. Il matrimonio fu piuttosto complicato: nel 1468 si sposarono per procura (ovvero a distanza, tramite rappresentanti) e Caterina non raggiunse Cipro prima del 1472, visto che Giacomo era stato più volte sul punto di cambiare idea. Nel 1472 Caterina fu incoronata regina di Cipro a Famagosta, rimase in cinta, ma nel 1473 Giacomo II morì in circostanze mai chiarite. Nel 1474, il figlio Giacomo III muore colpito da malaria. In seguito a diverse congiure contro Caterina ordite dalla famiglia Lusignano, Venezia decise di prendere possesso dell’isola. Caterina cedette l’isola e tornò in Veneto nel 1489, dove venne accolta in maniera trionfale dalla popolazione. Risiederà fino al 1510, anno della sua morte, ad Asolo. Caterina e la sua triste storia verranno immortalati da pittori come Gentile Bellini e da Gaetano Donizetti in una famosa opera lirica.

Ponte di Kelefos (Hiking Fun – Wikiloc)

4. Le tante vite della nave di Kyrenia

Spostandosi sulla costa settentrionale dell’isola, una storia che entusiasmerà i bambini (e non solo!) è quella della cosiddetta nave di Kyrenia. Questa era una nave mercantile di circa 2400 anni fa che venne utilizzata per circa 15-25 anni prima di affondare a circa un miglio dal porto cipriota di Kyrenia.

Gli archeologi hanno ipotizzato che la nave non sia affondata durante una tempesta ma si sia adagiata sul fondo del mare dopo essere stata assaltata da pirati. A spingere verso questa ipotesi sono alcuni indizi, in particolare il ritrovamento di punte di lancia conficcate nello scafo e l’assenza di circa una tonnellata del carico. Sono proprio gli oggetti commerciati dai mercanti a dare agli archeologi informazioni sulla provenienza della nave. 400 anfore da vino provenienti da Rodi, 10 anfore da Samo, circa 9000 mandorle conservate in vasi, 29 macine da grano usate come zavorra con lettere che sembrano essere state incise sull’isola di Kos fanno ipotizzare un itinerario di viaggio lungo la costa egea dell’attuale Turchia prima di puntare il timone verso Cipro.

La nave fu ritrovata nel 1965 da Andreas Cariolou, un pescatore di spugne. La individuò durante un’immersione mentre in superficie infuriava una tempesta, per cui non riuscì a registrare le coordinate precise del punto in cui si trovava la nave. Un particolare non da poco se pensiamo che gli ci vollero due anni per trovarla una seconda volta. Il relitto fu quindi documentato e portato in superficie da una missione americana guidata dalla University of Pennsylvania, tra il 1967 e 1969 ed esposta al pubblico nel castello di Kyrenia, dove è possibile vederla ancora oggi.

La sua storia finisce qui? Assolutamente no. Le operazioni di conservazione dello scafo, che è giunto a noi quasi per intero, furono interrotti con l’invasione turca di Cipro nel 1974 e fecero della nave uno dei simboli dell’identità greco cipriota dell’isola. Durante gli anni ’80 e in occasione delle Olimpiadi di Atene nel 2004 vennero costruite tre repliche della nave di Kyrenia. La prima replica, la Kyrenia II, esposta oggi al Thalassa museum of the sea di Ayia Napa, viaggiò due volte tra Grecia e Cipro nel 1986 e 1987, coprendo le 600 miglia marina in 25 giorni, con sosta in varie isole. La Kyrenia III venne ricostruita in Giappone ed è oggi esposta al Museo nautico di Fukuoka. La Kyrenia Liberty (nella foto qui sotto) venne costruita nel 2002 e, in occasione delle Olimpiadi del 2004, portò simbolicamente un carico di rame da Cipro al Pireo, da utilizzare per le medaglie di bronzo. Rame, “cuprum” in latino, è associato al nome “Cipro”. Purtroppo non è possibile salpare a bordo di una di queste navi. Ad ogni modo, la visita al relitto originale a Kyrenia o alla replica ad Ayia Napa aiutano a immaginare i loro viaggi antichi e moderni.

La nave replica Kyrenia Liberty in mare nel 2012 (Marios Zittis – Wikimedia Commons)

5. Mura, guerre e assedi: un’isola con un passato e un presente travagliati

Se dalla costa settentrionale si torna verso l’interno dell’isola, Nicosia, la capitale di Cipro, ha tante storie da raccontare. Scegliamo quella delle mura veneziane, l’unico elemento architettonico che unisce questa città divisa in due dall’ultimo muro d’Europa. Tutti i 5km di mura sono infatti ben conservati e ben visibili sia nella parte greca- che nella parte turco-cipriota della città, come a ricordare che la città è sempre stata una sola e come tale andava difesa.

La storia delle mura si svolge nel Cinquecento, quando la paura di un attacco turco all’isola si fa sempre più reale. Per questo i veneziani decidono che fortificare Nicosia è una priorità assoluta. Gli ingegneri militari Giulio Savorgnan e Francesco Barbaro progettano mura molto spesse, che potessero sostenere un attacco con cannoni. Le mura sono a loro volta protette da undici bastioni a forma di pentagono,  dal quale gli assediati potevano puntare i cannoni verso i nemici e difendere più facilmente le tre porte della città. A Nicosia, i singoli bastioni prendono il nome dalle famiglie nobili della città (ad esempio Podocattaro, Tripoli, Loredan) mentre le porte hanno il nome della città più importante che si trova in quella direzione (Famagosta, Pafos, Kyrenia). Inoltre, come mostra la mappa, gli ingegneri deviarono il corso del fiume Pedieos in modo da creare un fossato pieno d’acqua. Un vero e proprio capolavoro di ingegneria militare.

Come fu possibile che nonostante la città fosse difesa da questa possente cinta i turchi presero la città ? Il generale turco Piali Pasha iniziò l’assedio il 22 luglio 1570. La sua artiglieria bombardò la città senza sosta e le mura riuscirono a proteggere soldati e abitanti. I veneziani però non riuscirono ad impedire ai turchi di scavare trincee e a riempire il fossato. Così il 9 settembre, dopo 45 giorni di assedio, i turchi riuscirono a creare una breccia nel bastione Podocattaro e ad entrare in città. Quello di Nicosia non fu l’assedio più lungo della guerra. A Famagosta i combattimenti si protrassero per 11 mesi, ma questa è un’altra storia!

Nicosia con le sue mura veneziane in una stampa del Cinquecento (Wikimedia Commons)

Non è stato facile scegliere 5 storie per raccontare Cipro ai bambini. Ce ne sarebbero infinite altre, che molto probabilmente potete scoprire in autonomia visitando l’isola. Se avete voglia di proporcene una voi scriveteci pure nei commenti!

Comment here