I post del lunedì

La scatola delle fonti

Come mio ultimo post prima della pausa estiva vorrei proporvi un gioco, facile da realizzare e, volendo, sempre diverso.

Quello che segue, in realtà, è parte di un lungo percorso didattico svolto questo inverno con una classe terza durante il quale si è parlato di archeologia, ovviamente, ma anche di storia, di tempo, di indagini, di ricerca e di fonti. È stato un percorso un po’ anomalo per quel che mi riguarda, perché normalmente quando si è chiamati a fare questi tipi di interventi nelle scuole si segue l’ortodossia del programma scolastico di storia: in terza la preistoria, in quarta i
greci e in quinta i romani. Invece questa volta ho potuto sperimentare  qualcosa di nuovo, diciamo di più “teorico”, rispetto al solito incontro autoconclusivo composto da power point e
mini laboratorio. Con le insegnanti abbiamo concordato un piccolo programma che, fondamentalmente, preparasse i bambini allo studio della storia. Invece di parlare dell’Homo habilis abbiamo cercato di rispondere tutti insieme ad alcune domande: perché si studia la storia? Come arrivano le notizie nelle pagine dei libri di scuola? Chi si occupa dello studio del passato? Dove si trovano le informazioni che servono per ricostruire la storia? Quando occorre sfruttare l’una e/o l’altra informazione?

Confesso che mi sono divertita molto, quanto meno è stata una bella sfida.
Di solito mostrare gli oggetti o le espressioni materiali degli uomini del passato risulta essere la mossa vincente per far comprendere ai bambini il significato di tempo e di storia perché ne hanno così una percezione sensibile, ma sfortunatamente non è stato questo il caso. Trattandosi di riflessioni e concetti assolutamente astratti ho dovuto ripiegare su attività che facessero riferimento alla contemporaneità, ai bambini più congeniale, piuttosto che all’ignoto passato.

Jason Powell, “Looking into the Past” (Fonte: Looking into the Past).

Così, nell’affrontare l’argomento fonti storiche (quali sono, come e quando si usano) abbiamo giocato con “La scatola delle fonti”.
Due gli scopi fondamentali di questo laboratorio/gioco: capire che esistono diverse tipologie di fonti, quindi di studiosi che le analizzano, e scoprire che è possibile ricostruire un evento già accaduto e che ci è estraneo, solo sommando l’insieme delle tracce e dei documenti che
abbiamo a disposizione.

Come funziona il gioco?
Prima di iniziare le indagini abbiamo letto insieme una breve storia, anzi una serie di fatti raccontati da un bambino riferiti alla sua giornata abituale; il resoconto tuttavia si interrompe a un certo punto della mattina, per poi riprendere solo con gli eventi della sera; nel mezzo sono ovviamente successe alcune cose, che possono essere apprese solo combinando le informazioni provenienti da diverse fonti.

La storia è ambientata appositamente in un passato recente, sia perché è stato più facile fare i collegamenti con la quotidianità dei ragazzi sia perché il punto non è stato capire un periodo storico quanto il modo di indagarlo.

Il testo che segue è quello usato a scuola, ma può essere cambiato una, dieci, cento volte così da avere un gioco sempre diverso.

Il mio papà è un uomo alto e gentile. Esce di casa la mattina alle 8:00 e torna alle 17:00 portando, a volte, a me e a mia sorella qualche dolcetto. Oggi è successa una cosa un po’ strana, come tutte le mattine abbiamo fatto colazione e ci siamo preparati tutti per uscire, ma mentre io e Martina, mia sorella, ci mettevamo il cappotto ho visto la mamma e il papà chiacchierare a bassa voce tra di loro. Molto sospetto: che cosa avevano da confabulare quei due? Poi
siamo usciti tutti di casa e …”

…Sono passate le 20, i nonni sono già arrivati e io ho una gran fame. Martina, invece, non fa che piangere e la mamma non sa più che fare, le ha anche fatto indossare il suo vestito più bello, ma non è servito a niente. Papà invece non è ancora tornato. Ma dove è andato a finire? Alle 20 e 15 si apre la porta di casa: è papà. Ma cosa gli è capitato?
Ha i vestiti tutti sgualciti, le mani sporche  e piene di cerotti e puzza tantissimo di pesce! Sotto braccio ha un sacchetto tutto colorato che sembra contenere qualcosa.
Ma perché doveva succedere una cosa come questa proprio oggi? Intanto Martina piange, piange…”

Adesso che è stata catturata l’attenzione e stuzzicata la curiosità inizia la seconda fase del gioco: l’apertura della scatola.

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I bambini ricevono una scatola, dentro la quale sono state raccolte fonti iconografiche, scritte e materiali che analizzate nei dettagli svelano direttamente o indirettamente alcuni aspetti interessanti per capire il pezzo di storia mancante.
(È inutile dire che questo è stato il momento più concitato e smanioso di tutta l’attività, perché la soluzione era lì a portata di mano).
Ma come spesso capita agli studiosi di avere documenti e tracce danneggiati, parziali o alterati, anche le nostre fonti non sono chiare e immediate e hanno bisogno di essere scrutate con occhi attenti e vigili.

Cosa contiene la scatola?
– un biglietto scritto a mano firmato dalla mamma in cui ricorda al papà che il negozio “La bambola di pezza” chiude alle 18:00;

– una ricevuta in duplice copia del ciclista per aver riparato i freni della bicicletta (ogni copia ha delle informazioni parziali e solo combinandole si potranno avere tutti i dati);

– una fotografia che ritrae un pescivendolo fatta a pezzi;

– una fotografia strappata di un ciclista lungo una discesa;

-un ricciolo di nastro da regalo;

– un cerotto;

– una moneta che riporti la stessa data della ricevuta;

– una pagina di diario di una bambina che racconta un episodio buffo che le è capitato di vedere davanti casa: la folle corsa di un ciclista che chiaramente aveva perso il controllo della bici e l’inevitabile scontro di questo contro un banco del mercato;

– la pubblicità di una bambola.

Osservati tutti gli elementi occorre farsi le giuste domande e risolvere il caso.
A metà strada tra “Cluedo” e un’indagine storica i bambini giocano a essere dei detective, ma allo stesso tempo si rendono conto di come oggetti o documenti opportunamente interrogati e il corretto incastro delle informazioni ricavate possano raccontare una storia solo apparentemente muta. Quando questo accade si fa strada un bagliore nei loro occhietti, un bagliore che sembra dire: “Ah, ho capito, ma allora è tutto collegato…”

È vero l’attività è stata pensata per la scuola, ma nulla vieta di organizzare un gioco simile sotto l’ombrellone sfidando gli amici e magari con una vostra storia interrotta. E ovviamente non scordatevi di raccontare l’epilogo del racconto alla fine delle indagini, quello di Martina e
di suo fratello? Beh è presto detto:

Martina vedendo il papà all’inizio ha messo il broncio, poi lo ha osservato bene e ha notato quanto fosse affaticato e dolorante. A quel punto ho immaginato che fosse dispiaciuta per lui, anche se non le andava giù che avesse fatto tardi proprio il giorno del suo compleanno!
La mamma, allora, ha guardato il papà con aria di rimprovero, ma si capiva che non era davvero arrabbiata, secondo me anzi era divertita dallo strano aspetto del papà. Ha poi asciugato le lacrime di mia sorella e ci ha fatto sedere tutti a tavola, tranne il papà che è
stato mandato di corsa a farsi una doccia. Quando è tornato è finalmente iniziata la festa, abbiamo mangiato un sacco di cose buone, compresa la torta al cioccolato portata dai nonni, e Martina ha potuto finalmente scartare il suo regalo di compleanno: la bambola elegante che desiderava da tanto.”

 

 

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