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Un’imperatrice sul tetto di Vignale

“Che cosa facciamo oggi?”

“Oggi vorrei raccontarvi una storia davvero molto molto particolare.”

“Ma è una storia del campo di Vignale?”

“Sì, certo… come tutte le storie che vi racconto quando ci venite a trovare qui allo scavo.“

“E dove l’hai letta?”

“Ehm… su una moneta.”

“Una moneta!?! Ma vuoi scherzare???”

“Come fa ad esserci scritta una storia su una moneta?!”

“E’ troppo piccola!”

Moneta in bronzo di Magnia Urbica coniata nella zecca di Ticino (Pavia) nel 283 d.C. (Vignale INV. R 125).

Risate. Questa volta pensano proprio di avermi preso in castagna…nessuno può avere scritto una storia sopra una moneta!
Li guardo e rimango in silenzio ma sfodero il mio migliore sguardo di sfida… Le risate piano piano si smorzano.

“Uhm… ma che c’era scritta per davvero una storia sopra una moneta?”

“Dai! Diccelo!!!”

“Quasi quasi non ve la racconto più… tanto non ci credereste mai.”

“Io ci credo!“

“Anche io! Dai!!!!”

“Come si intitola la storia che ci vuoi raccontare?”

Sono impreparata, non ci ho pensato, ma hanno ragione: una storia che si rispetti comincia con un titolo. Mi butto. Un’imperatrice sul tetto di Vignale. Sgranano gli occhi.

“Maestra ma lei ci prende in giro!”

Qualcuno ride e mi prende per matta…ma si accomodano sull’erba e hanno tutta l’aria di chi si è incuriosito e io posso cominciare…

C’era una volta una stazione di posta che sorgeva tra la Via Aurelia e la grande laguna di Falesia…

“La nostra!!” gridano subito.

“Sì.. proprio questa che abbiamo davanti.”

…Era grande, bella e molto ben organizzata.

La stazione di posta di Vignale come la vedono i bambini…

Ci lavoravano tante persone perché ogni giorno si fermavano tanti viaggiatori e c’era un sacco da fare nelle stalle, nelle cucine e nelle stanze della locanda.
La stazione di posta occupava una piccola parte di una grandissima villa che apparteneva a dei ricchi signori ed era circondata tutto intorno da campi coltivati con olivi e vigneti. Verso Ovest si affacciava sulla laguna di Falesia che era una specie di grande lago attraverso il quale si poteva raggiungere il mare aperto. In certe sere dai giardini e dalle sale della villa si poteva ammirare uno splendido tramonto, con il sole che andava a dormire dietro l’isola d’Elba.

La nostra storia si svolge circa 1800 anni fa, nel 283 d.C…

E’ stata una giornata limpida e serena ma si sente che sta arrivando l’autunno; il vento ha soffiato per tutto il giorno e gli uomini che tornano dalla vendemmia hanno le
facce arrossate e stanche.
Nel cortile della stazione di posta i muratori stanno mettendo in ordine gli attrezzi, è ora di andare a casa e il lavoro sul tetto lo finiranno domani: ci sono ancora alcune
tegole che vanno posizionate bene e assicurate con un po’ di malta prima che le piogge dell’inverno comincino a cadere, altrimenti pioverà dentro le stanze della locanda e il gestore si arrabbierà con loro.

Dalla cucina si sente un buon profumino ed è tutto un affaccendarsi di gente che va e che viene.
Le stalle stasera sono piene di cavalli, perché tanti sono i viaggiatori che si sono fermati a Vignale per la notte; alcuni sono alla locanda a giocare a dadi, altri ancora immersi in un bagno caldo, altri aspettano di cenare per poi andare finalmente a
dormire. I cavalli sono stati abbeverati e rifocillati….

Ad un certo punto, prima lontano, poi sempre più vicino, si sente il rumore sordo di zoccoli lanciati al galoppo e in pochi secondi dalla porta della stazione di
posta entra correndo un soldato a cavallo.

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Un gruppetto di bambini che giocano nel cortile si fermano incantati a guardare la sua armatura. Ci sono abituati perché succede spesso di vedere dei militari a Vignale, ma questo è proprio diverso.
Il gestore della stazione di posta gli va subito incontro con alcuni servi e l’uomo smonta da cavallo. Parlano un po’ e subito dopo tutti cominciano a correre da una parte e dall’altra.

Che cosa sta succedendo? I bambini si nascondono dietro le colonne del portico e ascoltano i discorsi dei grandi:

“Se ci scoprono stasera andremo a letto senza cena!”

“… oppure con il sedere rosso per le sculacciate!”

“Però dobbiamo scoprire che cosa sta succedendo, qui sembrano tutti impazziti!”

Tendono l’orecchio e rimangono immobili per un bel po’ trattenendo il respiro e poi, dopo un rapido scambio di occhiate, scappano di corsa attraverso i corridoi interni fino ad arrivare nel giardino della villa.

Le stanze del piano terra sono tutte aperte.

I bambini hanno capito bene: l’imperatore che è in viaggio da Pavia verso Roma si fermerà per la notte a Vignale con tutto il suo seguito di militari.

Stanotte non si dorme!

Sì perché i soldati sono rumorosi, bevono e giocano e non ne vogliono sapere di andare a dormire. Nella villa tutti si danno da fare perché l’imperatore e i suoi servitori abbiano una sistemazione adeguata. I letti sono preparati e i bagni riscaldati.

Chissà come sarà questo imperatore? L’ultima volta che se ne è fermato uno, i bambini non sono riusciti a vederlo, perché li hanno allontanati… ma questa volta devono trovare un nascondiglio per spiare che cosa succede… tanto dalla locanda è meglio tenersi alla larga quando ci sono i soldati.

Si accucciano in un sottoscala e sono eccitati dalle voci che si rincorrono tra i servi intenti a preparare perché tutto sia pronto all’arrivo di Carino.

“Ma si chiama proprio così???”

“Uhm… forse non abbiamo sentito bene.”

“E poi hai capito che cosa hanno detto? Con lui viaggia anche l’Augusta, cioè sua moglie”

“Hanno detto che si sono sposati poche settimane fa a Pavia e ora…

“… ora stanno andando a Roma”

“Sì, lui è il nuovo imperatore”

“Io non ho mai visto una Augusta. Sarà bella come la domina della villa?”

“Lo scopriremo presto!”

Il corteo imperiale tarda e i bambini  finiscono per crollare dal sonno nel loro nascondiglio.

Non sentono perciò nessun rumore quando la coppia degli Augusti entra nella villa e viene accolta con gli onori che si devono agli imperatori di Roma.

Non sentono nemmeno tutto il baccano che arriva in lontananza dalla locanda della stazione di posta dove i soldati fino a tarda notte non ne vogliono sapere di andare a
dormire.

Qualcuno li prende e li porta nei loro letti.

Il mattino del giorno dopo il cortile sembra una officina a cielo aperto: è pieno di bagagli, cassette, sacchi e tutto intorno si sentono i maniscalchi che ferrano i cavalli.

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Intanto i muratori sono al lavoro sul tetto del portico e vanno su e giù per le scale a pioli con le ceste piene di tegole e di malta.

“Da grande voglio fare anche io il muratore come il padre di Lucio”

“Io invece voglio fare il soldato, così posso andare in giro per il mondo a combattere e posso diventare ricco e comprarmi il cavallo più veloce che ci sia!”

“Esagerato…”

“Ieri sera ci siamo addormentati… e non abbiamo visto niente ”

“E oggi non riusciremo ad avvicinarci alla villa”

“Ci sono soldati dappertutto”

“E comunque vedrete che tra poco si rimetteranno in marcia verso Roma, devono fare ancora molta strada”

“Perché non saliamo sul tetto dalle scale dei muratori? Da lassù riusciremo a vedere la partenza dell’imperatore”

“Ma l’Augusta viaggia dentro un carro… non la vedremo di lassù”

“Forza andiamo, ma attenti a non cadere!”

“E a non farci vedere!”

“Aspettatemi! – grida uno di loro correndo – ho una cosa da farvi vedere!”

“Che cosa?”

“Guardate che cosa ho trovato laggiù vicino alle stalle?”

“Una moneta! Deve averla persa qualche soldato”

“Siii!!! E’ mia adesso!”

“Fammela vedere…“

“Sì, ma poi me la ridai perché l’ho trovata io!”

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www.icollector.com/Roman-Empire-Magnia-Urbica-Antoninanus-Ticinum-283-3-89g_i9258265%5B/caption%5D

“… è bella!”

“Sembra nuova!”

“E’ nuova infatti, guarda come luccica!”

“Ma non è dell’imperatore!!!”

“Certo che è dell’imperatore…”

“No, ha ragione Lucio, c’è la faccia di una donna.”

“Una donna?”

“Allora è l’Augusta! Chissà come si chiama…”

“Io veramente un po’ so leggere… ci posso provare, fammela vedere.”

“Allora facciamo così: se Quinto riesce a leggerla, sarà di tutti e non più solo mia.”

“Sarà il nostro tesoro segreto e lo nasconderemo in un posto sicuro dove nessuno lo troverà mai.”

“E lo sapremo solo noi!”

“Lasciatemi leggere ora.. M-A-G-N-I …Magni. No, M-A-G-N-I-A Magnia!”

“Che nome strano!”

“Aspetta, mica è finito!Ci sono altre lettere.”

“V-R-B-I..”

“La città!”

“No, c’è scritto V-R-B-I-C-A: Magnia Urbica A-V-G…”

“Augusta!”

“Si chiama Magnia Urbica l’Augusta.”

“E questa è proprio lei. Se non riusciamo a vederla, almeno sappiamo come è il suo viso!”

“Adesso però saliamo sul tetto o  ci perderemo la partenza dell’imperatore”

Felici con il loro piccolo tesoro, si arrampicano come gatti sulle scale di legno appoggiate al tetto dai muratori. Là sopra le tegole rotte sono state tutte sostituite; ora i muratori stanno lavorando sull’altro lato del portico che è quello più malridotto.

“Che bella la laguna di quassù!”

“Ecco, da qui vedremo tutti i cavalli uscire dal cortile”

“Sì, ma poi quando scendiamo dobbiamo nascondere la moneta”

“Stai attento a non perderla…!”

Le ultime parole famose. Partita la coppia imperiale con tutto il seguito, i tre bambini scendono dal tetto e mentre corrono verso la scala di legno, non si accorgono che la moneta scivola da una delle loro tasche e si infila tra le tegole appena murate.

Una volta arrivati nel cortile, si mettono a correre e scherzare.

“Adesso basta correre, dobbiamo andare a nascondere la moneta”

“La voglio vedere ancora… me la dai?”

“Ma io non ce l’ho!”

“Come non ce l’hai, era nella tua tasca!!!”

“No, l’ho data a te!”

“… ecco, l’abbiamo persa!”

“Una moneta bellissima e nuova perduta due volte in un solo giorno!”

“Che sfortuna!”

“Magari è rimasta sul tetto… possiamo risalire a cercarla!

“Sì, ma non ora che sta per arrivare un temporale!”

“A me i fulmini fanno troppa paura…”

“E poi hanno spostato la scala dall’altra parte del portico. Ora non si può salire.”

“Dobbiamo inventarci qualcosa..”

“E poi non è detto che sia lassù, magari è caduta mentre correvamo nel portico…”

“Secondo me ce ne sono altre perdute qui in giro… basterà cercarle. Mio fratello mi ha detto che i soldati ne avevano le borse piene. L’imperatore ha fatto fare le monete dell’Augusta proprio per celebrare il loro matrimonio…”

“Come si chiamava? Non me lo ricordo più…”

“Magnia Urbica, io non me lo dimenticherò mai più.”

“Vediamo chi ne trova prima un’altra!!!”

E partono di corsa a esplorare tutti gli angolini in cui una moneta può rotolare.

Dal tono della mia voce, si rendono conto che la storia è finita; forse si aspettavano un finale diverso, ma il silenzio viene subito rotto:

“Ma poi la moneta era rimasta sul tetto?”

“Si…”

“E non sono più tornati a prenderla?”

“No…”

“E tu come lo sai?”

“Perché l’abbiamo trovata noi!”

“Dove?”

“Scavando il crollo del tetto del portico della stazione di posta.”

[caption id="" align="aligncenter" width="540"]image Gli spargimenti di tegole dei tetti crollati nella parte orientale del portico della stazione di posta.

 

“Non ci credo!”

“Si, infatti… Non è possibile!”

“Certo che è possibile… – dico tirandola fuori dalla tasca – eccola qua!”

“Ma questa è una storia incredibile!!”

“E c’è davvero la testa dell’imperatrice Magnia Urbica?”

“Certo.. riesci a vederla?”

La prendono fra le piccole dita e la ruotano perché il sole ci batta sopra e faccia comparire, come per magia, la sagoma della testa.

“Si, eccola! Ora la vedo!”

“Guarda che pettinatura gonfia…!”

“Insomma… bella non era, è tutta verde!”

Elisabetta

con la complicità di Massimo Panicucci, autore delle illustrazioni che sono pubblicate in E. Giorgi, M. Panicucci, C’era una villa romana. Cinque archeostorie a fumetti da Vignale di Maremma, 2015.

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