Miscellanea

Una giornata nell’antico Egitto (Prima parte)

È una calda giornata di primavera. Il sole è alto già da un pezzo e le rive lungo il Nilo brulicano di vita. I contadini mietono il grano nei campi, gli allevatori mungono le vacche e sorvegliano capre e montoni che pascolano in libertà, i pescatori scendono dalle barche e tirano le corde per portare il pescato a riva. In lontananza, si vedono degli schiavi che con delle lunghe funi stanno trainando delle pietre enormi. Un sorvegliante li incita e li percuote con una frusta se solo osano fermarsi un attimo. Il faraone vuole che la piramide sia pronta entro la prossima stagione della semina, non c’è tempo da perdere! 

Questo frastuono di voci e rumori non sembra disturbare in alcun modo il sonno tranquillo di Kebi e Baki. I due fratellini vivono in una grande casa bianca sulla sponda destra del fiume. Il loro papà è uno scriba e questa mattina si è recato di buon ora al tempio: deve finire di scrivere dei testi sacri e poi c’è la lezione sui geroglifici per i suoi allievi.

Dwarf Seneb e la sua famiglia (Museo Egizio, Il Cairo).

La mamma, con un bimbo di pochi mesi in braccio, entra nella stanza dove i bambini dormono su delle stuoie. La seguono a ruota, correndo e lanciandosi delle palline di stoffa, i fratellini più piccoli, due maschi e una femmina.

“Muovetevi, è tardi! I vostri fratelli hanno già fatto colazione”, dice la mamma.

Kebi stiracchia braccia e gambe e poi apre gli occhi all’improvviso, come colta da un’illuminazione.

“Baki, Baki, svegliati. Forza su!”

“Hmmm… lasciami stare… “.

“No, è tardi. Devi svegliarti subito! Dobbiamo andare a scuola!”

“Io devo andare a scuola, non tu, quindi decido io quando alzarmi”.

“E invece no, oggi vengo a scuola con te. Il mio maestro è malato, ti accompagno”.

“Uff… mi stai sempre appiccicata!”.

La sorella spintona Baki fuori dal letto, lo trascina in cucina dove le focacce e il latte sono già apparecchiati sul tavolo e poi corre a prepararsi. Non può uscire senza i suoi gioielli preferiti!

Una manciata di minuti dopo, i due bambini, con i sandali legati sulla spalla, sono già per strada. Kebi procede a passo svelto e con sguardo fiero, incurante della mamma e dei fratelli che si sbracciano dalle finestre al primo piano per salutarla.

Baki la segue svogliato, con in mano la bisaccia per la scuola. Mau, il gatto di casa che non si stacca mai dai due bambini, gli cammina accanto e cerca di acchiappare con le zampe un insetto che gli ronza attorno.

Poco lontano dalla loro casa, c’è la casa-bottega di uno scalpellino. Ogni mattina, il vecchio artigiano, fuori dall’uscio della sua piccola dimora, scolpisce con grande pazienza la pietra. Alle sue spalle, addossate al muro, diverse stele già pronte o da rifinire.

Illustrazione di Marisa Morea dal libro “So You think You’ve got it bad? A Kid’s life in Ancient Egypt”, Nosy Crow – The British Museum.

“Baki! Sbrigati! Nostro padre ci rimprovererà per il ritardo”, urla Kebi senza neppure voltarsi verso il fratello.

Ma Baki è incantato dai mille geroglifici incisi sulla stele. Osserva il vecchio artigiano con sguardo ammirato.

“Giovanotto, è meglio che ti dia una mossa. Un giorno che non c’è scuola, puoi venire qui da me e con grande piacere ti svelerò i segreti del mio mestiere. Ora va’, su!”.

“Grazie signore”, risponde Baki con un gran sorriso. “Aspettami Kebi, non correre!”

A pochi metri dalla scuola, i due bambini vedono Mau intrufolarsi in un edificio in mattoni rossi con la porta spalancata sulla strada. Baki, che è un bambino assai curioso, non resiste alla tentazione di avvicinarsi allo stipite della porta e sbirciare.

“Ma cosa fai?” gli grida Kebi.

“Sccc… stai zitta, voglio solo vedere cosa fanno. Vieni qua e non farti scoprire”.

La scena che si presenta agli occhi dei bambini è davvero incredibile: degli uomini stanno avvolgendo nelle bende il corpo di un defunto disteso su un grosso tavolo di legno. Adagiato ad una parete, c’è il coperchio di un sacorfago su cui è dipinto il volto del morto e su un tavolino più basso, si vedono tanti vasetti dalle forme strane.

Dal sito di National Geographic Kids (www.natgeokids.com/uk/discover/history/egypt/how-to-make-a-mummy/).

“Che stanno facendo?”, chiede inorridita Kebi a suo fratello.

“Lo stanno imbalsamando, non vedi? Ma prima gli hanno tolto tutto quello che aveva dentro il corpo”.

“Ecco perché c’è tutto quel sangue, bleah! Ehi, ma dov’è Mau?”

Intanto il gatto, muovendosi nella stanza di soppiatto, è rimasto intrappolato in una benda e non riesce a liberarsene.

“Ahahahaha! Finirà imbalsamato anche lui”.

“Ehi! Chi è là! Andate via brutti marmocchi!”

“Scappiamo!”.

Kebi e Baki iniziano a correre come matti e si fermano solo quando arrivano finalmente davanti alle porte del tempio. È lì dentro che i figli degli scribi e degli altri funzionari del regno imparano a leggere, a scrivere e a far di conto.

All’ingresso del tempio, ad aspettarli c’è il padre che, con aria visibilmente infuriata, fa cenno di sbrigarsi.

“Ma che fine hai fatto Baki? Ti sembra ora di arrivare, eh!? Che figura ci faccio con gli altri allievi se persino mio figlio si presenta tardi a lezione?”

“Scusa, padre, è che lungo la strada abbiamo visto una finestra aperta e…”.

“Non voglio sapere nulla, dentro, forza! E tu che ci fai qui?”, chiede il padre rivolto a Kebi.

“Ho accompagnato Baki, oggi non ho lezione, il mio maestro è malato e non poteva venire. Posso entrare anch’io?”

“Assolutamente no, tu sei una femmina! Aspetta qua fuori tuo fratello oppure va ad esercitarti con l’arpa in giardino”.

Con il capo chino e l’aria afflitta, la piccola Kebi obbedisce al padre e si allontana verso il retro del tempio. Baki segue invece suo padre fino ad un cortile interno, dove altri bambini della sua età sono seduti in cerchio per terra e attendono che la lezione di scrittura abbia inizio”.

“Possiamo cominciare”, dice il padre-scriba. “Oggi facciamo un dettato. Tirate fuori dalle borse papiri e pennelli”.

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