I post del lunedì

Chi dice bambino, dice futuro…

A Leonardo, ai suoi tre giorni di vita,
con l’augurio di avere tanti tanti sogni e di realizzarli

 

Qualche giorno fa, tra una granita e un arancino, ho avuto l’enorme piacere di conoscere Dennis: dieci anni, occhietti vispi e una passione innata per l’archeologia.

Lo scambio è stato purtroppo più breve di quanto sperassi, giusto il tempo che lui mi si avvicinasse diviso tra l’imbarazzo e la curiosità e io cogliessi l’occasione per farmi catturare da un moto di nostalgia per la me alla sua età, quando già con fare sicuro alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”, rispondevo senza battere ciglio che avrei fatto l’archeologa.

Quell’incontro ha ovviamente suscitato in me una serie di considerazioni a catena, da quelle più nostalgiche legate al fatto che le grandi aspettative che avevo da piccola siano state alquanto disattese, fino ad arrivare alla situazione che mi trovo a vivere nel presente e al pensiero di quello che accadrà in futuro.

Da quando abbiamo iniziato l’avventura di Archeokids, abbiamo ricevuto complimenti, consigli e perfino destato la voglia di collaborazione di amici e colleghi. Insomma, avere a che fare coi bambini, lavorarci a stretto contatto è ritenuto da molti di noi non solo un “dovere” ma anche un piacere: avviene sempre uno scambio incredibile e non è affatto scontato che il nostro “dare” sia più di quello che riceviamo. lo vediamo ogni volta che ci troviamo sporchi di argilla fino ai gomiti per insegnare loro a fare i vasi come facevano gli uomini primitivi, quando impastiamo acqua e terre di diverso colore per le pitture rupestri, oppure quando mettiamo loro in mano cucchiai, pennelli e palette e li facciamo scavare per trovare i reperti. La gioia nei loro occhi è indescrivibile più o meno tanto quanto la quantità di terra che a fine esperienza li ricopre dai capelli fin dentro le scarpe.

 

 

È un’esaltazione contagiosa che ti rimette in contatto con quell’entusiasmo che ci ha animati tutti, che talvolta negli anni si è un po’ sopito, ma che resta lì latente in ognuno di noi fino a quando scene simili non lo riportano alla luce.

Succede poi a volte che la riflessione prenda pieghe più pessimistiche – o realistiche, come direbbe qualcuno – e capita che la frustrazione che purtroppo sta dietro a molte storie di carriere archeologiche che hanno dovuto interrompersi per reinventarsi in altri ambiti, ti faccia notare che “va bene parlare ai bambini di archeologia, sensibilizzarli ad avere cura e rispetto del patrimonio culturale di questo paese, ma non invogliate queste creature innocenti a perseguire questa strada: li attende la disoccupazione, non c’è futuro”.

Tempo fa proprio sulla nostra pagina Facebook arrivarono commenti del genere e, più o meno per scherzo, queste sono parole che di tanto in tanto ci siamo sentiti dire. Lungi da noi pensare ovviamente di voler creare un piccolo esercito di archeologi in erba, ma credo che il punto della questione non sia questo ed è stato proprio Dennis a farmici riflettere: se un bambino di dieci anni con cocciuta convinzione e stupefacente consapevolezza di quanto il percorso sarà lungo, difficile e con scarse possibilità di riuscita, continua a coltivare quel sogno, io ritengo sia giusto che sia quantomeno messo nelle condizioni di provarci.

Negli ultimi tempi nel mondo archeologico c’è grande fermento, piccole grandi rivoluzioni sono scaturite dalla presa di coscienza che il sistema grazie al quale ancora fino a qualche anno fa, le cose pur con fatica sempre crescente, parevano procedere, era diventato insostenibile, ha fatto sì che si iniziassero a ripensare certi meccanismi di sostenibilità legati al nostro lavoro.

Ed è così e solo così che possiamo immaginare un futuro per questa disciplina e per coloro che più avanti vorranno intraprendere questa strada. Un futuro che, come sappiamo bene noi a Vignale, non può ormai prescindere dal contatto costante e diretto col pubblico, dal creare legami con le comunità che ci ospitano coinvolgendo tutti, dai bambini agli anziani, ad ogni livello partecipativo e contributivo. Il segreto e il senso del nostro mestiere oggi è proprio quello di mediare e tessere il filo tra il passato e il presente degli uomini, far capire loro che quel passato non solo gli appartiene ma loro sono quel passato ed ecco che i piccoli “miracoli” avvengono e danno i loro frutti.

 

image

 

Non pretendiamo di dare lezioni a nessuno, solo di incoraggiare alla “buona pratica” nel cercare soluzioni adeguate ai tanti bei progetti che è giusto far nascere e crescere. I bambini di Vignale sono stati gli incredibili promotori del nostro successo all’interno di una comunità che ad oggi si sente profondamente legata ad un progetto archeologico, lo vive e partecipa alla sua buona riuscita sentendosene parte integrante.

 

image

 

Vedere come questa gente si sia prodigata in queste giornate di primavera per ospitare il nostro stand promozionale in una delle loro sagre di paese, venire a colorare un pezzetto di quel mosaico (del cui ritrovamento si sentono tutti un po’ partecipi), ed essere disposti a lasciare un contributo e una firma perché gli scavi possano proseguire, significa che hanno capito il valore del nostro mestiere e ci hanno riconosciuti come coloro che possono dare loro indietro un senso identitario importante.

 

image

 

Senza identità il futuro viene a mancare. A noi, questo senso di futuro, sono stati proprio i bambini ad insegnarlo, quello che ci resta da fare è continuare a crearlo soprattutto per loro, futuri archeologi e non…

 

Comment here