I post del lunedì

Archeostorie: l’archeologia non è solo scavo

Che sala grande!

E quanta gente!

Perché mi trovo qui? Non dovrò davvero parlare al microfono?

9 marzo 2015: Archeostorie a Padova.

Proprio io, Francesco, siete sicuri, veramente sicuri?

Sono tra gli organizzatori dell’incontro, e devo parlare? Come ragionamento non fa una piega…

10 aprile 2015: Archeostorie al Museo Archeologico Etnografico “Luigi Pigorini”.

Tutte quelle persone erano venute per sentire delle storie, così io e la mia amica Cinzia gli abbiamo raccontato quelle di 34 archeologi di oggi, le storie che si trovano dentro il libro Archeostorie.

Io e Cinzia siamo i curatori del libro: che cosa significa curare un libro? Significa avere una bella idea, un’idea bella e convincente che convinca una casa editrice a stamparlo; significa scrivere noi stessi dei pezzi, invitare gli archeologi a scrivere i loro, correggere insieme i testi, rimandarli alla casa editrice, vedere se le correzioni che fa la casa editrice ci vanno bene; significa farsi venire un’idea per la copertina, trovare chi la disegna, mandarla alla casa editrice e rifarla finché non piace a tutti; significa promuovere il libro, pubblicizzandolo e organizzando presentazioni con le persone.

In fondo significa credere nel messaggio del libro, nel motivo che ti ha spinto a dire “c’è bisogno di questo libro”, altrimenti tutta questa fatica non la faresti. Perché non crediate che con un libro si diventa ricchi; Archeostorie è un manuale, non un romanzo, un best-seller. Ma di che cosa parla Archeostorie? Perché voglio parlarne anche a voi bambini?

La copertina di Archeostorie, a cura di Francesco Ghizzani Marcìa, archeologo disegnatore.

Come dice il titolo, Archeostorie è un manuale non convenzionale. Che cosa significa manuale non convenzionale? Un manuale è un libro in cui si trovano informazioni specifiche su un determinato argomento, di solito con l’obiettivo di imparare a fare delle cose. Come il manuale per far funzionare un telefono o una sveglia o come il manuale della maestra, quelle da cui prende le verifiche per i capitoli del vostro libro a scuola. Non convenzionale significa che non è tecnico e noioso come sono di solito i manuali, ma è un libro dove si danno informazioni in modo coinvolgente, raccontando delle storie.

Non sono storie dove si spiega come si scava, dove si racconta di un sito archeologico preciso o di misteri inestricabili. I protagonisti sono gli archeologi che raccontano sé stessi e i lavori che fanno tutti i giorni. Sono storie di vita vera, reale, quotidiana. Se guardate la copertina vedete
l’archeologo che disegna, quello che lavora con il computer, quello con la telecamera, quello con l’elmo in testa, l’archeologo che sta con i bambini…

Io e Cinzia abbiamo pensato di scrivere questo libro per far capire, dalle stesse parole degli archeologi, che archeologia oggi non significa solo scavo ma è tutta una serie di altre professioni di cui anche lo scavo ha bisogno. Ad esempio, come sarebbe un libro per bambini senza illustrazioni? Ci vuole l’archeologo disegnatore! Come si può scrivere un articolo di giornale corretto e approfondito su un’antica città? Ci vorrebbe un giornalista che ha studiato archeologia. Come si può far rivivere un periodo storico o far conoscere un popolo di 1500 anni fa? Con una rievocazione dove le persone si vestono come quell’antico popolo, ricreano un’ambientazione nel passato, e danno la possibilità al pubblico di vedere e di partecipare ad alcune attività che quella popolazione faceva nel passato.

Uno degli splendidi disegni di Francesca Giannetti, archeologa disegnatrice.

Secondo voi se a fare queste attività fossero un disegnatore, un giornalista o un rievocatore non archeologi sarebbe uguale? Noi crediamo di no. Il disegnatore non vedrebbe alcuni particolari o ne disegnerebbe altri in modo non corretto; il giornalista potrebbe non cogliere alcuni spunti da cui partire per un articolo più efficace e la rievocazione potrebbe non essere corretta. Magari un soldato si troverebbe ad usare una spada di un altro periodo storico… o un oggetto che in quegli anni non esisteva!
Non parliamo di un antico romano con un telefono, però anche i piccoli errori andrebbero evitati!

Alcuni di questi mestieri sono nuovi (come la prima web radio di archeologia, Let’s Dig Again), altri (come il curatore di un museo, colui che decide che cosa vedete dentro le vetrine) un po’ meno. Tutte però sono professioni che sono poco diffuse e di cui invece l’archeologia ha bisogno. Porterebbero nuovi posti di lavoro e dovrebbe essere data loro importanza. Questi mestieri per me sono molto significativi perché permettono anche di sviluppare quelle che sono le inclinazioni personali: che cosa significa inclinazioni personali? Un’inclinazione è una disposizione naturale, un talento particolare verso una specifica attività: ad esempio se a un archeologo piace disegnare e riesce bene, potrebbe diventare disegnatore; se un altro ha ottime capacità organizzative e ama stare con le persone, potrebbe pensare di voler dirigere un parco archeologico.

Anche voi bambini avete le vostre inclinazioni: magari siete già bravi a disegnare o semplicemente siete bravi a fare i puzzle. Il talento però va coltivato; anche se si ha un’inclinazione difficilmente tutto viene automatico; se per un po’ non fate puzzle, poi vedrete che quando ricominciate non sarete bravi come prima. Così per l’archeologo; di solito dopo la laurea servirà altro studio per sviluppare una di queste professioni. Ma già si potrà iniziare a lavorare nel settore e fare così esperienza. Non è detto che l’archeologo debba fare tutto da solo. Però se conosce bene la professione, può discutere con chi la fa da più tempo e con maggiori competenze arrivando a risultati migliori.

Per questo Archeostorie è un manuale non convenzionale dedicato agli studenti, a quelli che si iscrivono all’università e che magari non sanno bene che cos’è l’archeologia, che non conoscono le possibilità che hanno a disposizione. Forse anche a voi bambini piacerebbe un libro così, magari con più storie, che dite? Per il momento avete capito che l’archeologia non è solo scavo e tutti e 34 gli autori del libro saranno contenti di questo!

 

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