I post del lunedìIl giramondo

Archeokids abroad: intervista a Katerina Servi

In questo blog vi raccontiamo con post, racconti e recensioni l’archeologia dei bambini dal nostro punto di vista italiano. In alcune occasioni, abbiamo già valicato i confini per informarvi di nuovi approcci di studio, esperienze particolari o di luoghi imperdibili che avessero come protagonisti i bambini.

Anche quest’oggi andiamo oltreconfine, anzi oltremare, per intervistare Katerina Servi, archeologa greca di Atene, che ha come noi un debole per i bambini e a cui chiediamo di raccontarci la sua storia, le sue esperienze didattiche e una sua riflessione sull’educazione al patrimonio culturale in Grecia.

Educational Activity for Elementary School Pupils
National and Kapodistrian University
Excavations at Plasi, Marathon area
Katerina, raccontaci come e perché hai iniziato a dedicarti ad archeologia e bambini?

La mia storia è piuttosto tortuosa. Quando mi sono laureata non vedevo molte prospettive: ho lavorato per due anni per il Ministero della cultura greco ma non avendo un contratto a tempo indeterminato quando mi è stato proposto di lavorare come copywriter in un’azienda pubblicitaria ho accettato l’offerta. Mi è sempre piaciuto scrivere, e lavorando nella pubblicità ho imparato molto di come si comunica, a vedere le cose da altri punti di vista e ad essere creativa.

Nel frattempo però la mia passione per l’archeologia non è diminuita, anzi, ho iniziato a scrivere di archeologia. Ho iniziato e non sono riuscita a fermarmi, ho capito che quello che volevo fare era raccontare quello che studiavo, fare il copywriter per l’archeologia e non per la pubblicità.

Così mi sono licenziata, ho completato la mia formazione con un master in Museum Studies e ho iniziato a fare la freelance. In Grecia sono tempi duri per i liberi professionisti ma mettendo insieme quello che ho imparato lavorando per la pubblicità con i miei studi ho iniziato a scrivere libri per adulti e bambini a tema archeologico, guide, racconti, fumetti e graphic novel. Quando non scrivo, seguo le attività didattiche in siti archeologici e nei musei.

Riguardo queste ultime, in Grecia qual è la situazione? Ho visitato recentemente il Museo dell’Acropoli e il Museo Nazionale ad Atene ed erano pieni di scolaresche intenti a seguire la loro guida ma queste attività didattiche sono organizzate stabilmente in siti e musei archeologici anche nel resto della Grecia?

Sì, quasi tutti i musei organizzano attività didattiche. In particolare negli ultimi dieci anni si sono sviluppate moltissimo e specialmente con le scuole. Ai bambini non piace andare al museo e ascoltare una persona che parla, si annoiano. Vogliono disegnare, vogliono fare attività pratiche, portarsi a casa qualcosa. Così chi lavora in un museo deve sempre pensare a qualcosa di nuovo attraverso cui coinvolgere e lasciare messaggi importanti e duraturi, che educhino i bambini al rispetto del loro passato.

Katerina Servi impegnata in un'attività didattica
Qual è la tua esperienza con le attività didattiche?

Ho fatto alcune esperienze sia in siti archeologici che in musei: nel 1992 ho preso parte a un’attività organizzata per scolaresche dal dipartimento educativo del Ministero greco della cultura sulla democrazia dell’antica Atene nell’Agora. Feci ai ragazzi una breve introduzione, spiegando a che cosa servivano e chi ospitavano il Bouleoterion, il Prytaneion e gli altri edifici legati allo svolgimento della democrazia. Poi diedi a ognuno di loro un ruolo ben preciso e creammo delle piccole scenette in cui l’antica democrazia tornava in vita con i bambini protagonisti. Si divertirono moltissimo.

Un anno fa invece ho gestito le attività educative su uno scavo in corso, quello a Plasi, nei pressi di Maratona, diretto dalla professoressa Marlen Mouliou della Kapodistian & National University of Athens. In Grecia è molto raro che si facciano attività con uno scavo in corso. Organizzai laboratori di ceramica, un’intervista a un archeologo, la composizione di una poesia e la realizzazione di fumetti. Queste attività sono piaciute molto ai bambini ma forse ciò che attrasse maggiormente la loro attenzione fu vedere gli archeologi al lavoro. Per gli studenti di archeologia è stata invece un’ottima opportunità per interagire con i bambini e rispondere alle loro domande. 

Educational Activity for Elementary School Pupils
National and Kapodistrian University Excavations at Plasi, Marathon area
Anche in Italia le attività didattiche su scavi in corso non sono così frequenti: noi di Archeokids abbiamo tutti fatto esperienze di questo tipo e possiamo confermare che ai bambini piacciono eccome. Secondo te quali sono gli aspetti più difficili di parlare di archeologia ai bambini, quali sono le responsabilità che senti di più?

In Grecia si è fatto un uso molto forte del passato classico per la costruzione dell’identità nazionale dopo l’indipendenza e smussare questa visione delle cose non è facile con i bambini. Va spiegato loro che non c’è una sola verità, che le fonti e i ritrovamenti archeologici possono essere interpretati in modi differenti e che non esiste solo il passato di età classica. Nelle ultime graphic novel che ho pubblicato, in fondo c’è una parte metodologica adatta per bambini in cui si spiega come si è ricostruita la storia della battaglia di Maratona o di quella delle Termopili. Sullo scavo io cerco di spiegare come lavora un archeologo, come e perché ci interessiamo di cose avvenuta più di duemila anni fa, e perché quelle cose sono importanti ancora oggi, per la nostra società moderna.

Prima di lasciarci, ti chiedo se ti vengono in mente alcuni aneddoti legati alle tue esperienze con i bambini e che cosa ti piace di più del lavorare con i bambini?

Mi piace sia scrivere che parlare con loro. Sono sempre molto entusiasti e il loro entusiasmo è contagioso, per cui dialogare con loro sull’archeologia è molto stimolante. Talvolta dicono cose troppo divertenti ed è difficile non scoppiare a ridere: molti di loro pensano che sotto terra templi, edifici, statue siano tutti integri e non capiscono perché quando gli archeologi li scavano non sono conservati bene. Inoltre pensano che tutti gli oggetti che vengono trovati dall’archeologo siano nelle vetrine di un museo. Se sapessero quanti ce ne sono nei magazzini non ci crederebbero.

Grazie mille Katerina!

Παρακαλώ!

Alcune foto delle attività educative sullo scavo di Plasi condotto dalla Kapodistrian & National University of Athens

Comment here